Unfinished: come si raccontano i beni confiscati e le opere mai finite - di Fulvio Rocco de Marinis
Istantanee di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia che raccontano un viaggio particolare, affascinante ed a tratti deprimente attraverso i beni confiscati e le opere mai terminate più famose del Sud Italia. Autrice della mostra “Unfinished - Architetture criminali” la fotoreporter napoletana Adelaide Di Nunzio, già collaboratrice di agenzie, quotidiani e riviste internazionali (come Grazianeri, Vanity Fair, Sunday Times e Corriere della Sera) che ha catturato in bianco e nero il degrado di quegli edifici abusivi mai terminati ed il particolare gusto kitsch, con i suoi marmi e tessuti barocchi, delle ville sequestrate alla criminalità organizzata. Venti immagini, tra Rosarno, Cinisi, Casal di Principe e Bari, dove non vediamo nessun tipo di elemento umano, ma sono immagini che per forza di cose lo sottintendono poiché è l’uomo l’artefice del degrado e delle storie raccontate attraverso quelle opere mai terminate e degli eccessi esibiti dai malavitosi che si trasformano, troppo spesso, in paesaggi “normali” a cui con il tempo tendiamo ad abituarci. Venti immagini sia per interrogarsi sul territorio, attraverso un approccio di tipo antropologico e sociale, sia per portare l’osservatore a riflettere sul tema attraverso un canale emotivo rappresentato dal fotoreportage in bianco e nero che rappresenta il territorio così com’è, senza trucchi o pregiudizi. La mostra, curata da Saverio Ammendola, sarà inaugurata giovedì 27 ottobre alle 18 a Napoli, negli spazi della Mediterranea, in Via Carlo de Cesare 60, a partecipazione gratuita, resterà in allestimento fino al 26 novembre.
“Nel potente bianco e nero del reportage - scrive Antonio Vesco (antropologo dell’Università di Torino), nella presentazione - ville, palazzi, interni lussuosi e grandi giardini kitsch divengono immagini forti. Il loro compito è quello di ricordarci che gli autori ultimi dello scempio sono gli stessi ideatori delle costruzioni ritratte, con i loro immaginari di ricchezza, le loro smanie di dominio, l'incapacità di concepire il territorio in un'ottica comunitaria.”
Dal 2011 inoltre è stata prevista, inoltre, secondo l’articolo 44 bis del decreto legge 6 dicembre 2011, successivamente convertito nella legge 214 del 22 dicembre 2011, l’Anagrafe delle Opere pubbliche Incompiute di interesse nazionale. Nella tabella vengono segnalati per ogni opera la stazione appaltante, le risorse, la percentuale di lavori compiuti e le cause rilevanti dell’interruzione. Ed il quadro raccontato non è dei più felici (secondo gli ultimi dati del 2014): con 868 opere incompiute, 1,4 miliardi di euro per completarle e con uno spreco complessivo per le casse dello Stato di 4 miliardi di euro (quasi 166 euro a famiglia). I dati ci illustrano che gli sprechi non hanno colore politico o differenze territoriali, dal nord al sud il fenomeno delle opere incompiute è assolutamente trasversale.