Leggi internazionali e politica d'immigrazione, come cambierà il futuro dell’Europa
Sul sito del Parlamento Europeo, alla pagina “politiche d’immigrazione” troviamo i principi a cui gli stati membri si ispirano riguardo a questo importante e fondamentale argomento per il futuro dell’Europa: “Una politica migratoria europea lungimirante e globale, fondata sulla solidarietà, rappresenta un obiettivo fondamentale per l'Unione europea. La politica migratoria punta a stabilire un approccio equilibrato per affrontare sia l'immigrazione regolare sia quella clandestina.”
All’Unione spettano competenze legate non solo alla migrazione legale all’interno degli Stati membri (con facoltà di stabilire i tassi di ammissione e di definire le condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi), ma anche la prevenzione e la riduzione, attraverso un’efficace politica di rimpatrio, dell’immigrazione irregolare. Al fine di promuovere l'integrazione di cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente nel paese, inoltre, l'Unione può fornire incentivi e sostegno a favore degli Stati membri. Basandosi sugli articoli del trattato di funzionamento dell’Unione europea (numero 79 ed 80), l’obiettivo principale dell’Unione è, quindi, quello di instaurare un approccio equilibrato per trattare la migrazione legale e contrastare quella illegale, coniugando tutto questo in base al trattato di Lisbona (entrato in vigore a Dicembre 2009), il quale afferma che le politiche d’immigrazione sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri (inclusi quelli sul piano finanziario). Finora è stato in vigore il Principio di Dublino in base al quale si decise, a livello europeo, che l’immigrato in cerca di asilo sarebbe stato accolto dal paese di primo sbarco. Per rispondere sia alla situazione di emergenza, specialmente in Italia e Grecia, sia alla crisi nel Mediterraneo e per gestire la migrazione in ogni suo aspetto nei prossimi anni, la Commissione europea ha approvato il piano dell’Unione per una nuova politica dell’immigrazione che si focalizzerà su diverse azioni a lungo termine e quattro importanti azioni immediate ossia:
- la ripartizione dei migranti che verranno ridistribuiti tra gli stati membri tenendo conto, secondo il sistema di emergenza previsto dall’articolo 78, dei parametri del pil, popolazione, livello di disoccupazione e rifugiati già presenti sul territorio nazionale, per aiutare gli stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti (secondo queste cifre l’Italia accoglierà l’11,84% dei migranti);
- il lancio di un’operazione navale per smantellare, in rispetto alle regole del diritto internazionale, il traffico di essere umani provenienti da paesi terzi, soprattutto in Libia, con possibili missioni nei vari porti per sequestrare e distruggere i barconi dei trafficanti di esseri umani;
- il rafforzamento delle operazioni di sorveglianza delle frontiere dell’Agenzia Frontex e il triplicamento delle capacità e dei mezzi per Triton e Poseidon attraverso un aumento del raggio d’azione di intervento per ricerca e salvataggi in mare.
- il reinsediamento dei rifugiati che già vivono nei campi profughi dei paesi terzi e che hanno un diritto già accertato alla protezione internazionale, i quali verranno accolti nei paesi dell’Unione in percentuali diverse da paese a paese: all’Italia andranno il 9,94% dei migranti.
La novità di maggior rilievo, nel lungo termine, è la proposta di creare un sistema di quote obbligatorie di ripartizione tra tutti i paesi europei dei migranti già presenti sul territorio dell’Unione, come gli stranieri nei nostri pienissimi centri di accoglienza che verrebbero così divisi tra gli altri Stati membri con un criterio di quote obbligatorie al quale nessun governo potrà sottrarsi. Altro cambiamento importante nel medio termine è quello della revisione delle politiche di asilo, in base al quale uno straniero una volta riconosciuto lo status di rifugiato potrà trasferirsi da una nazione all’altra all’interno dell’Ue diventando un asilante europeo e non solo del paese originario come succede oggi. Se passerà l’Agenda dovrà poi essere approvata dal Consiglio (i governi) e dal Parlamento di Strasburgo. Sicuro è che in Europa, specialmente dopo la strage di circa 900 migranti morti nel Canale di Sicilia, si stia sviluppando una nuova sensibilità sulle tragedie che periodicamente si consumano nel Mediterraneo.